la scoperta

Anno 2017, gli scienziati terrestri individuano un pianeta vergine e abitabile a soli 40 anni muce di distanza dalla terra, intorno alla stella nana Trappist-1. Denominato inizialmente "E", viene poi rinominato Aurora. Dalle analisi risulta essere un pianeta con un periodo annuale di 6 giorni, un raggio simile a quello terrestre e una massa di poco superiore alla metà di quella terrestre. Le spettrografie lo confermano, tutti i dati collimano. Il progetto viene spontaneo: colonizzare.

il viaggio

Distanza 40 anni luce. Con le tecnologie di accelerazione costante a propulsione gravitazionale diventa possibile raggiungere il pianeta in 70 anni. Dopo vent’anni di progettazione viene costruita una nave-colonia che parte con una comunità di 40.000 persone a bordo. La criostasi non è un’opzione percorribile: devono vivere durante il viaggio. Crescono così due generazioni e all’arrivo sono i figli dei figli a contemplare il nuovo pianeta sugli schermi e a prepararsi allo sbarco.

sorpresa!

Il pianeta non è esattamente come ci si aspettava. In plancia di comando il capitano e l’assemblea plenaria discutono i dati realistici: l’atmosfera è compatibile e ricca di umidità e acqua, ma non c’è terra ferma. Il pianeta è in realtà composto da un nucleo solido siliceo - tipo pietra pomice - immerso in un denso strato di nubi e vapori turbolenti. Un secondo strato atmosferico presenta condizioni simili ai cieli terrestri, ed è abitabile ma non c’è terra ferma su cui atterrare. Sei lune di diverse dimensioni orbitano intorno al pianeta. Effetti gravitazionali molto strani. Quelle che dai dati raccolti sulla terra sembravano grandi isole in oceani d’acqua sono in realtà immensi banchi di nubi di polvere silicea turbinanti su un oceano di nubi di vapore acqueo. Minuscoli scogli di pomice, piccole isole fluttuanti a diverse altezze, aleggiano sull’impenetrabile strato di nubi e rappresentano le uniche forme di “terra” a disposizione. I bioscanner indicano vegetazione e precipitazioni abbondanti, creature semplici ed evolute che popolano la superficie di tutte le isole.

crisi

Ma mentre a bordo si valutano le ipotesi percorribili la nave-colonia viene colpita da uno sciame di asteroidi. Danni ingenti, crisi, allarme. Tutti in panico. Evacuazione d’emergenza, senza un piano preciso. Alla spicciolata ciascuno cerca la salvezza. Sciamano i vascelli di salvataggio, si raccolgono conoscenze e tecnologie da salvare, navicelle si scontrano, l’egoismo viene manifestato senza vergogna, errori, incidenti, molti precipitano nell’abisso di nuvole. La nave colonia, trascinata dalla gravità, si perde inesorabilmente nel baratro e con essa l’imponente sistema di comunicazione per inviare segnali sulla terra. Non c’è più un pianeta madre. I superstiti sono soli su Aurora.

Edwin Adam Heartglass

Qualche migliaio di superstiti sopravvive disperso su alcune isole mobili. Il capitano della nave, Edwin Adam Heartglass, pur potendo sfruttare il suo predominio militare, decide di privarsene. Ordina ai suoi uomini di distruggere tutte le armi tecnologiche. I militari, che avrebbero senz'altro potuto imporre il proprio dominio, si trovano invece al pari di tutti gli altri. Negli anni seguenti Heartglass venne ricordato come colui che, impedendo la morte su larga scala e il potere centrale distruttivo, garantì la vita e la liberà umana su Aurora. I primi superstiti tentarono di ricostruire un sistema politico unitario e democratico. Ma le isole fluttuanti, floride di vegetazione commestibile e fauna allevabile, erano piccole. Non potevano nutrire grandi agglomerati. Ciascuna era capace di reggere comunità di qualche migliaio di persone.

rinascita

Col passare degli anni e col moltiplicarsi degli uomini, fu necessario sparpagliarsi su un numero sempre maggiore di isolotti. Si perse, anno dopo anno, la nozione di unità, sorsero le famiglie, i poteri locali, le prime guerre combattute con armi rudimentali. I moderni costumi terrestri persero terreno, sorgevano nuovi ruoli, nuove abitudini, nuovi stili, dettati dalle nuove condizioni di vita e da una situazione sociale legata al coraggio. Tra terra e terra ci si spostava con rudimentali planomotori, alianti di cuoio e motori quantici (una delle poche tecnologie ancora accessibili e riproducibili nel nuovo contesto). Solo i più arditi si spostavano. Avvennero cambiamenti dovuti all’inconsistenza del concetto di posizione, all’imprevedibilità del moto delle terre: casa non è più un punto sulla terra, su una mappa, ma un gruppo di individui legati fra loro. Ma anche la nuova precarietà influenzò gli sviluppi. A volte intere isole sprofondavano per sempre nelle nubi, senza preavviso, portando con sé l’urlo di migliaia di persone. Altre volte venivano ritrovati villaggi deserti e tracce di scontri con ignote creature probabilmente rigurgitate dagli spugnosi recessi di pomice delle isole. L’ignoto tornò a giocare un ruolo predominante nella vita e nella mentalità delle persone. I concetti di "certo" e "scientifico" - tanto cari ai progenitori terrestri - divennero solo mitiche e utopiche illusioni.

villici ed eroi

Gli uomini impararono a dirigere il volo delle terre. Benché lente nelle manovre, le terre potevano essere guidate nei cieli come immensi vascelli. Per brevi periodi due terre potevano essere accostate, ma era un’operazione difficile, rischiosa e da non prolungare mai per troppo tempo. Con il passare dei secoli il ricordo del pianeta Terra svanì, ma il nome “Terra” non fu associato ad Aurora, divenne sinonimo di “origini”, mentre il pianeta Aurora veniva chiamato “Aria”. L'umanità si divideva sempre di più in due: da un lato i villici, poco coraggiosi, riuniti in tante piccole comunità di persone sempre più chiuse e dall’altro gli "eroi", una comunità di viaggiatori coraggiosi.

i nuovi signori

Questi "eroi", uomini forti e coraggiosi, rischiavano la vita per cercare nuove terre fluttuanti, per avere nuovo spazio vitale e ampliare i confini della comunità, o per difenderla dalle aggressioni di ignote creature nascoste negli antri delle isole galleggianti. La collettività iniziò a riconoscere uno status speciale ai pochi che avevano il coraggio di affrontare il pericoloso volo esplorativo (molti morivano per i turbini o per ignote creature dell’aria). Se qualcuno trovava una nuova terra ne diventava signore e veniva raggiunto da seguaci e coloni. I pavidi si accontentavano di abitare le terre trovate dai coraggiosi e quando una terra diventava troppo affollata molti emigravano su terre scoperte da poco.

3 caste

Fu così che si formò la casta dei guerrieri, gli eroi più abili nell'affrontare le sfide pericolose di un mondo in gran parte ostile. La popolazione regredì ad uno stadio tecnologico simile al medioevo terrestre, sotto molti aspetti. Sopravvissero però poche conoscenze altamente tecnologiche, strette nelle mani di un'altra casta di eroi, i sapienti. Comunicazioni istantanee, la chimica e la produzione di sostanze in grado di influenzare i corpi e le menti. Infine emerse una casta di artisti, individui sensibili, sottili, esperti di retorica, manipolazione mentale e ginnosofia, in grado di imporre il dominio del gusto, della moda e della loro estetica esotica e strana, ormai molto lontana da quella dei progenitori terrestri. Fra gli eroi che in qualche modo riuscivano a diventare "signori" di una terra volante su Aurora prevalevano uomini della casta dei guerrieri anche se qualche sapiente e qualche artista riusciva a diventare signore.

nuovi valori

Tramontavano i diritti, i costumi e le leggi terrestri, flebile eredità di generazioni ormai lontane nello spazio e nel tempo, riaffioravano istinti e istituti medioevali come il vassallaggio, l’onore guerresco, il culto dei morti, l’esoterismo mistico. Al loro fianco sorgevano nuovi modelli sociali, la psicologia empatica, la tecnologia biodinamica, l’ingegneria genetica produsse forme mutate di creature autoctone, incroci con frammenti di geni terresti. Sui picchi delle terre fluttuanti sorsero castelli al fianco di campi di forza quantici, borghi di legno e mattoni in mezzo a cui sorgevano impianti tecnologici realizzati in silicio e cuoio, rame e fibre ottiche. .

nuove guerre

Benché combattute con spade, lance ed asce, scoppiavano sempre più numerose le guerre locali fra signori, un gioco mortale per il predominio. Come alla guida di immensi vascelli, i signori potevano decidere di abbordare l’isola di un altro signore. Molti morivano, alcuni venivano soggiogati e a loro volta soggiogavano altri. Pochi rimanevano liberi e indipendenti. Si formarono regni, insiemi di isole più o meno fedeli ad un regnante. E i coraggoisi che trovavano una nuova terra, entrati nel novero dei potenti come nuovi signori, circondati da una corte di fedelissimi, guidando ciascuno la sua isola fluttuante, vagavano per i cieli immensi cercando nuove terre da colonizzare o da conquistare, lottavano per il predominio sugli altri o per la propria libertà.

imperatore

Quattro secoli dopo lo sbarco, nelle menti dei signori più audaci e disposti a giocarsi il tutto per tutto, era ben chiara l’idea di assoggettare tutti i signori e tutte le terre sotto un unico potere: il proprio. E diventare così imperatore di Aurora.
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